Ve li ricordate i vostri primi 100km? Quelli di Elisa si sono materializzati per caso, nel sabato più torrido dell’ultimo decennio.
Dovete sapere che Elisa, in tutta la sua vita, di chilometri ne avrà fatti al massimo 350, utilizzando biciclette che le sono sempre state prestate. In questo modo, si è ritrovata a pedalare con mezzi fuori misura che hanno contribuito a rafforzare il suo senso di equilibrio precario tipico di chi ha ancora una certa inesperienza nella guida. E, infatti, chi ha avuto modo di pedalare al suo fianco riconoscerebbe da centinaia di metri i suoi urletti di terrore (sempre del tutto ingiustificato) che accompagnano regolarmente i brevi tratti in discesa delle sue scampagnate domenicali.
Come tutti i novizi di questo sport, Elisa ha l’entusiasmo ingenuo e sfrontato di chi non sa bene a cosa stia andando incontro. “Questo weekend vado in campeggio nel piacentino con le mie amiche, che ne dici se ci andiamo insieme in bicicletta?” la sua inattesa richiesta in un caldo pomeriggio di luglio. Ma il destino di ogni sognatore è sempre legato a qualcuno che lo mette di fronte alla dura realtà. “Eli, ma sei impazzita? Sono oltre 100 km e fuori ci saranno quasi quaranta gradi”.
Non senza discussione e mille ripensamenti, ci accordiamo per una soluzione intermedia decisamente alla sua portata. Partenza di mattina presto da Milano per evitare le ore più calde, una cinquantina di chilometri in direzione Lodi e poi il treno.
Dopo una colazione leggera, tanto i chilometri da fare non sarebbero stati poi così tanti, procediamo a passo tranquillo lungo la ciclabile della Martesana per circa una quarantina di minuti per poi imboccare una serie di stradine secondarie che si snodano attraverso i campi della pianura Padana. Le temperature delle prime ore del mattino appaiono del tutto gestibili e il vento tende ad essere generoso nei nostri confronti. Raggiungiamo il centro di Lodi che sono solo le 11, l’orario perfetto per concederci un lauto aperitivo, prima di prendere il treno per raggiungere il campeggio.
Ma quando la testa decide che una cosa deve essere fatta è come se avessi dentro una vocina insistente che non riesci a far tacere. Quella classica sensazione che ti spinge a guardare, dapprima furtivamente poi sempre più compulsivamente, la mappa sul tuo cellulare. In mezzo alla piazza centrale di Lodi, come è già successo a tutti noi dannati del pedale, anche Elisa sapeva che sarebbe stata dura, che ormai era già quasi mezzogiorno, che il sole era alto sulla pianura Padana. Eppure, Piacenza sembrava dannatamente così vicina e al contempo tremendamente lontana.
La decisione finale era già scritta inesorabilmente: si riparte. Il caldo a quel punto era davvero insopportabile, ma le strade fortunatamente sembravano poco trafficate e in mezzo alla natura. Lungo un tratto di ciclabile che passa di fianco all’Adda un serpente ci attraversa la strada. È il preludio al momento più duro di tutta la giornata: l’immissione nella via Emilia. Da Casalpusterlengo fino alle porte di Piacenza, si passa su una strada a quattro corsie dall’asfalto nero rovente, con le macchine che non esitano a sfrecciarti a pochi centimetri. Forse solo in questo momento Elisa si è chiesta per davvero “ma chi me lo ha fatto fare?”.
Ma si è trattato solo di un attimo di sconforto. Al chilometro ottantacinque, è il momento di svoltare a sinistra per imboccare nuovamente un tratto di ciclabile. Pochi minuti di respiro e si riscende per l’ultima volta sulla via Emilia, giusto il tempo di attraversare il ponte sul fiume Po. Ad attenderci il cartello che segna l’arrivo nella città di Piacenza, chilometro novanta della nostra scampagnata: una metà che fino a poche ore fa sembrava impensabile.
Mi giro e vedo lo sguardo felice di Elisa che fissa con orgoglio il cartello appena superato. Ho i brividi, ma preferisco non daglielo a vedere. Dopotutto mancano ancora 10 km in leggera salita, meglio non farle montare la testa.
Gli ultimi chilometri, come da copione sono una mezza agonia. All’arrivo Elisa non ha nemmeno la forza di sollevare la bicicletta per fare una foto in segno di trionfo, ma ha lo sguardo compiaciuto di chi sa di avercela fatta a completare la sua piccola impresa personale. 100,7 chilometri percorsi, 5 ore e 7 minuti in movimento. Il resto sono solo sorrisi, abbracci, una birra ghiacciata e un brindisi per festeggiare l’ingresso ufficiale di Elisa nel club dei Dannati del pedale.
