Il Maury e quel “maledetto” primo passo verso la Dannazione

Secondo un antico proverbio cinese, “anche un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo”. In bicicletta, come nella vita quotidiana, solo delle volte questo moto inziale avviene consapevolmente, agognando a una meta ben nota. Nella maggior parte dei casi, invece, è solo la buona sorte che ci porta a incedere per la prima volta verso una direzione ancora tutta da costruire.

Mi è sempre più chiaro, infatti, che se ad oggi non so ancora dove mi trascinerà questa passione per la bicicletta – se davvero mi porterà sul prato di Rambouillet al termine di un’infinta Parigi Brest Parigi o mi spingerà verso quei grandi e piccoli traguardi che giorno per giorno affiorano nella mia testa di Dannato del Pedale – posso dire con certezza che quel primo passo verso questo viaggio nell’ignoto l’ho intrapreso inconsapevolmente il giorno che conobbi il Maury.

Era un freddo mercoledì del marzo 2018. Io pesavo quasi cento chili e avevo da poco deciso di iscrivermi in palestra. In sala spinning mi accolse un omone intento a testare l’impianto per la lezione riproducendo a tutto volume della musica italiana remixata in chiave techno. Lineamenti duri. Corpo scolpito da una muscolatura imponente. Lo sguardo grintoso e la voce profonda. I lunghi capelli raccolti e sostenuti da una bandana rossa con scritto “I Fantastici de il Maury”. Ai piedi degli anfibi di pelle nera e indosso una giacca mimetica di matrice paramilitare. Non c’era dubbio, a prima vista, quell’omone piuttosto singolare incuteva un certo timore!

Sotto quegli abiti verde-militare, tuttavia, si celava una persona dal cuore grande, genuina, trasparente e legata all’idea di lasciare qualcosa di sé e costruire una comunità di amici che condivide una medesima passione.

Con la sua esplosione di decibel, le sue urla di incoraggiamento – “la gamba deve sempre spingere!” – e il suo entusiasmo trascinante, il Maury ti sprona a lasciarti alle spalle le preoccupazioni della giornata e ad allenarti dando sempre il massimo.  

Come direbbe Antonio, un nostro compagno campano, il Maury è “assai”. Il suo mantra di allenamento è semplice e diretto: stringi e spingi sempre a tutta. Per lui non ci sono mezze misure, quando si va in bici non si va “al medio”. Si parte forte, a metà si accelera e sul finale si sprinta.

In palestra il Maury ti punta con lo sguardo in segno di sfida e si annoia quando non c’è nessuno in grado di tenergli testa. In strada, invece, fora in continuazione per via di una malattia agli occhi che gli sta dando sempre più problemi e gli impedisce di vedere le buche sul terreno. Anche per questa ragione oggi è quasi impossibile trovarlo in sella alla sua Colnago rosso fuoco, attrezzata con un mini-impianto audio autoprodotto, che gli consente di sparare musica ad alto volume come se fosse in palestra.

Non è stato il Maury a farmi nascere la passione per il ciclismo. Quella è sempre stata parte della mia vita, tra i ricordi di infanzia a guardare il Tour vinto da Marco Pantani direttamente dalla sua Romagna e le prime uscite sulla Wilier “eroica” di mio padre, fino all’acquisto di una Carrera usata di almeno una taglia più grande del necessario e a qualche piccolo cicloviaggio in sella a una city bike dal set up decisamente improvvisato. Tuttavia, il Maury mi ha aiutato a ritrovarmi dopo quel lungo stop che mi ha fatto raggiungere i cento chili, ritornando in sella con motivazioni rinnovate e all’interno di un gruppo inclusivo come I Fantastici de Il Maury: una comunità di persone di tutte le età e con diverso livello di allenamento, conosciutesi durante le sue tante lezioni di spinning.

Con I Fantastici de Il Maury ho imparato quanto sia bello uscire in compagnia e allenarsi facendosi trascinare dall’entusiasmo collettivo. Ho avuto modo di sperimentare tecniche di allenamento “originali” sulla bici da spinning, con pesi alle caviglie e camere d’aria legate alle ginocchia: esempi da non imitare a casa, ma che contribuivano a creare divertimento e senso di appartenenza collettiva. Infine, grazie ai I Fantastici di Il Maury ho conosciuto la bellezza della sana competizione, quella che vede nel tuo compagno di squadra un modello da imitare e provare a superare solo per divertirsi e spingersi oltre i propri limiti personali.

Questa voglia di mettersi alla prova mi ha portato a partecipare alla mia prima granfondo e a sperimentare sempre nuovi obiettivi: gare a circuito, la MTB e infine il magico mondo delle randonnée.

Purtroppo, il lungo stop dovuto dal covid ha contribuito ad allontanarci e a distruggere quanto di bello stavamo costruendo collettivamente, ma nonostante questa diaspora, il Maury non ha mai mancato di seguirci. La sua telefonata prima di ogni appuntamento ciclistico importante è ormai una tradizione irrinunciabile: un modo per farci sentire tutto il suo sostegno da buon amico, ancor prima che da allenatore-motivatore.

Ed è anche per questo che ogni volta che mi getto in qualche strana avventura in bicicletta – rigorosamente con la maglia che porta scritto il suo nome – la cosa più bella è giungere al termine stremato, alzare il telefono ed esclamare: “Ehi Maury, ci sono cascato di nuovo… ma anche questa volta ce l’ho fatta!”.  

credit http://www.ilcultodelgregario.it/

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