Il Maury e quel “maledetto” primo passo verso la Dannazione

Secondo un antico proverbio cinese, “anche un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo”. In bicicletta, come nella vita quotidiana, solo delle volte questo moto inziale avviene consapevolmente, agognando a una meta ben nota. Nella maggior parte dei casi, invece, è solo la buona sorte che ci porta a incedere per la prima volta verso una direzione ancora tutta da costruire.

Mi è sempre più chiaro, infatti, che se ad oggi non so ancora dove mi trascinerà questa passione per la bicicletta – se davvero mi porterà sul prato di Rambouillet al termine di un’infinta Parigi Brest Parigi o mi spingerà verso quei grandi e piccoli traguardi che giorno per giorno affiorano nella mia testa di Dannato del Pedale – posso dire con certezza che quel primo passo verso questo viaggio nell’ignoto l’ho intrapreso inconsapevolmente il giorno che conobbi il Maury.

Era un freddo mercoledì del marzo 2018. Io pesavo quasi cento chili e avevo da poco deciso di iscrivermi in palestra. In sala spinning mi accolse un omone intento a testare l’impianto per la lezione riproducendo a tutto volume della musica italiana remixata in chiave techno. Lineamenti duri. Corpo scolpito da una muscolatura imponente. Lo sguardo grintoso e la voce profonda. I lunghi capelli raccolti e sostenuti da una bandana rossa con scritto “I Fantastici de il Maury”. Ai piedi degli anfibi di pelle nera e indosso una giacca mimetica di matrice paramilitare. Non c’era dubbio, a prima vista, quell’omone piuttosto singolare incuteva un certo timore!

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