In fuga alla (quasi) Milano Sanremo

“È un mondo difficile. È vita intensa. Felicità a momenti e futuro incerto”

Sono abbastanza sicuro che quando Tonino Carotone scrisse questa canzone non si riferisse affatto al mondo del ciclismo. Eppure, pensandoci bene, questi versi raccontano meglio di altre mille parole la nostra (quasi) Milano Sanremo.

Di certo è stata una giornata intensa, ricca di tanti imprevisti e dall’esito sempre incerto. Una giornata caratterizzata dagli sbalzi di umore. Dalla telefonata di Matteo che interrompe la mia colazione – Umberto ho la bici rotta – al – dai non ti preoccupare, passa da me che ti presto la mia vecchia. Dalla rincorsa in macchina per recuperare Giovanni, che nel frattempo era ormai quasi arrivato a Pavia, a quando dopo tanti chilometri al vento ci ha raggiunto il gruppone de La Popolare. Dalla catena rotta di Matteo salendo sulle dolci rampe del Turchino, alla bellezza del mare. Dal “siamo in ritardo ma se ci muoviamo riusciamo a vedere i professionisti almeno sulla Cipressa”, al pubblico a bordo strada che, un po’ come se fossimo dei fuggitivi, ci grida di non mollare mentre il gruppo sta inesorabilmente venendo a prenderci già all’altezza di Loano. Dalla fatica accumulata nel susseguirsi dei Capi, della Cipressa e del Poggio, all’arrivo all’imbrunire sul traguardo di Via Roma.

Tonino direbbe lapidario “la culpa è de l’amor”. Ed effettivamente ditemi se tutto questo non è figlio dell’amore incondizionato per il ciclismo. Una passione talmente forte da spingerti ad alzarti alle 3.45 del mattino per provare ad anticipare i professionisti lungo il percorso della classica più lunga del calendario.

Ma dopo 11 ore in sella e quasi 300 chilometri nelle gambe, affascinato dalla bellezza e dai colori della costa ligure, mi sento di condividere a pieno le parole indelebili incise sulla strada con cui i ragazzi de La Popolare hanno voluto omaggiare questa giornata indimenticabile: MILANO-SANREMO: SEI BELLA COME L’ANTIFASCISMO.

Lascia un commento