In una bottega ciclistica ad agosto

C’è una ragione per cui questo blog è rimasto inattivo per così tante settimane. Negli ultimi mesi, infatti, sono stato travolto da una vera e propria crisi di mezza età che, come una forza creatrice, mi ha spinto ad assecondare le mie passioni e lascarmi indietro l’insicurezza e il senso di inadeguatezza tipico di chi deve iniziare da zero nuovi percorsi. Una voglia di coltivare la mia Dannazione a pedali, che in pochi mesi mi ha portato a intraprendere un’attività di guida cicloturistica, a collaborare con il portale Cicloweb e a lavorare nei ritagli di tempo in un negozio di biciclette. Tour leader, venditore di biciclette, apprendista meccanico, giornalista alle prime armi. Perché fare male una cosa sola quando puoi farlo su più fronti?

Un insieme di “Mestieri” diversi e tutti ancora da imparare, grazie ai quali ho potuto vivere la bicicletta a 360 gradi e osservare il popolo delle due ruote da una prospettiva per me inedita e decisamente privilegiata: dietro il bancone di un piccolo negozio di biciclette in riva al Naviglio Grande di Milano, dal quale ho potuto scoprire un mondo del tutto inatteso.

Una bottega ciclistica in una metropoli rimasta deserta per via delle ferie agostane, infatti, non è una semplice attività commerciale, ma un centro di gravità che attrae a sé storie e persone così differenti tra loro, ma in fondo così simili. C’è chi si affaccia alla porta di ingresso in maniera timida, solo per chiederti di poter gonfiare le gomme, chi deve partire tra qualche giorno e necessita una riparazione d’urgenza, chi inizia a pensare al ritorno dalle ferie e si informa per l’acquisto della sua nuova “specialissima”. C’è chi entra solo per curiosare, chi per chiederti come mai dietro al bancone ci sei tu e non il solito meccanico, e chi, rimasto solo nel torrido pomeriggio agostano, cerca un compagno per scambiare due chiacchiere e rompere il silenzio della metropoli che non c’è.  

Una bottega ciclistica ad agosto è un presidio territoriale fondamentale. È l’ancora di salvezza per il popolo di chi le ferie non può permettersele e anche nei giorni più caldi dell’anno gira in lungo e in largo la città su due ruote. È un pronto intervento meccanico per i rider e per tutti quelli che la bici è il proprio strumento di lavoro. Ma è anche l’oasi per i turisti, i veri padroni della città ad agosto, che bussano alla porta per noleggiare una bicicletta elettrica e godersi le strade di una Milano semi deserta. È l’ultima speranza per i cicloviaggiatori che, con gli occhi stanchi e la bici carica di bagagli, ti chiedono una riparazione di fortuna pur di non dover interrompere il loro sogno a due ruote.

Una bottega ciclistica ad agosto è un meltingpot di etnie, lingue, generazioni, stili di vita e ceti sociali. La bicicletta dopo tutto è democratica, non fa discriminazione alcuna, proprio perché è alla portata di tutti.

Quindi, se c’è una cosa che ho capito dentro una bottega ciclistica ad agosto è che il ciclismo è un contenitore di infiniti mondi talmente differenti gli uni dagli altri che, nonostante siano tutti accomunati dalla presenza di due ruote, forse sarebbe più opportuno rappresentare al plurale coniando il termine “ciclismi”. E allora perché irrigidirsi sul proprio modo di andare in bicicletta, perché pensare di essere gli unici detentori della verità a pedali. Lasciamoci trasportare dagli infiniti ciclismi, contaminiamoci gli uni con gli altri, diventiamo davvero una comunità a pedali. Un popolo enorme, fatto di soggetti unici e irripetibili ma al contempo egualitari, in quanto mosso e accomunato da una medesima passione.

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