Per le persone come me non è mai facile trovare le motivazioni per ripartire dopo aver raggiunto un obiettivo a lungo sognato, pianificato e alla fine realizzato. Non si tratta solo del nomale appagamento che tende ad assopire – per fortuna solo temporaneamente – la nostra sete di avventure. La preparazione per arrivare pronti all’evento sognato da tempo, con i suoi costanti sforzi, la pianificazione attenta e le inevitabili paure, è indissolubilmente legata al traguardo che si vuole superare. Un percorso lungo e tortuoso che si riverbera in quell’attesa leopardiana, che per me rappresenta l’essenza stessa del piacere.
Passato il grande evento, tagliato il traguardo tanto agognato, tutto questo svanisce: si riparte nuovamente da zero. Occorre, allora, trovare nuovi modi per dare un senso alla fatica. Incanalare la propria passione per trovare l’ennesimo obiettivo che consenta di riuscire a superarsi. Più grande è il traguardo raggiunto, più difficile sarà trovare la forza per rimettersi in moto.
In quest’ottica, per me che fino a un paio di anni fa non avevo mai immaginato si potesse pedalare per più di 200 chilometri nella stessa giornata, l’aver tagliato il traguardo della Parigi Brest Parigi è stato un fattore completamente destabilizzante: un’emozione profonda che inevitabilmente ha lasciato un enorme vuoto dietro di sé.
In verità, di idee su come ripartire ce ne sarebbero tante. Potrei gettarmi nel mondo dell’Ultracyciling, partecipare a diverse randonnée decisamente interessanti, pianificare un Everesting, ritornare a fare qualche granfondo, programmare un lungo cicloviaggio ripercorrendo le tracce della North Cape-Tarifa. Tutti progetti affascinanti e ambiziosi che, tuttavia, dopo ormai diversi mesi dal traguardo di Rambouillet, non sono ancora riusciti veramente a scaldarmi il cuore. Ma mentre sono qui ad arrovellarmi, cercando di trovare la mia nuova stella polare in grado di guidarmi nel lungo periodo, a togliermi da questa momentanea impasse, ci ha pensato Sabrina.
A scanso di equivoci – lo so che siete pettegoli – Sabrina è la compagna di un mio amico di infanzia. Una giovane donna curiosa e determinata che si è appassionata da pochissimo al ciclismo, anche leggendo i racconti delle varie randonnée pubblicati su questo blog.



Durante la mia trasferta parigina, Sabrina non ha mai mancato di farmi sentire il suo supporto ed è rimasta talmente affascinata dal calore del pubblico e dalle emozioni che si provano ad attraversare la campagna francese nel cuore della notte, che si è fissata che un giorno, tra quegli 8000 ciclisti da tutto il mondo, ci sarà anche lei.
Quando l’ha detto a Jacopo – il suo compagno – lui è stato molto categorico: “Sabrina tu sei pazza! Fai quello che vuoi, ma non tiratemi in mezzo a pedalare con voi. Ci mancano solo le randonnée”. Ogni sognatore, purtroppo, deve sempre fare i conti con qualcuno che prova a piegarlo alla logica della razionalità.
Ma nonostante l’idea di partecipare alla Parigi Brest Parigi possa sembrare una pulsione irrazionale e momentanea per una persona che ha iniziato a pedalare molto saltuariamente solo lo scorso anno, Sabrina sembra aver preso la faccenda molto seriamente. Da settembre ad oggi, infatti, si è comprata sia una bici da corsa che una MTB e ha partecipato a un corso di guida in fuoristrada. Nei giorni scorsi, inoltre, ha fatto la visita medica sportiva e si è persino iscritta a una società ciclistica. Insomma, tutto sembra pronto per la sua prima randonnée, la Mirando del 18 Febbraio, in cui proverà a completare il percorso da 105 chilometri.
Per suggellare l’inizio di questo sua avventura, le ho regalato, oltre che il libro di Santo Crisafulli, Sognando la Paris Brest Paris, anche la borraccia che ARI ci aveva consegnato da distribuire ai bambini lungo le strade di Bretagna, ma che io, preso dal panico pre-partenza, avevo colpevolmente dimenticato in macchina. Un piccolo gesto riparatore, per restituire alla borraccia incriminata il suo valore simbolico-motivazionale.
Il percorso che Sabrina sta per incominciare è certamente molto lungo e non è detto che porti alla partecipazione all’evento francese o per lo meno non necessariamente nella prossima edizione fra quattro anni. C’è ancora da macinare tanti chilometri, imparare a bere e mangiare senza scendere dalla bicicletta, provare a stare in gruppo con altri ciclisti e passare ai pedali con l’attacco. Ma nelle varie uscite che abbiamo fatto insieme, la determinazione è stata tanta e i miglioramenti sono stati decisamente esponenziali. Basti pensare che appena dopo Natale, Sabrina ha percorso i suoi primi cento chilometri – ad essere precisi 95, ma la pignoleria è un vezzo borghese – per raggiungere il Ghisallo. Una volta in cima, ci siamo fatti una foto di rito di fianco ai campioni del passato e le ho detto che avrei avuto piacere a raccontare del suo percorso di avvicinamento al mondo delle randonnée su questo blog. La sua risposta mi ha fatto capire più che mai quanto abbia voglia di provarci: “Umberto, grazie! Se lo scrivi significa che non posso più tirarmi indietro”.
Tante, forse troppe parole, per dire che non ho ancora la più pallida idea di quali saranno i miei obiettivi per il mio 2024 e gli anni a seguire. Per il momento mi basta osservare da vicino il percorso di Sabrina. Per lei ogni uscita è un nuovo traguardo, una nuova barriera infranta, un nuovo record personale. Sono sicuro che il suo entusiasmo e la sua determinazione sapranno darmi ispirazione per immaginare nuovi orizzonti e nuovi obiettivi. Ma per me non c’è fretta. Osservare questo lungo viaggio verso “Qualcosa” – che Sabrina arrivi a Parigi o meno non è importante – e contribuire in qualche modo ad aiutarla a realizzare il suo sogno, rappresenta un privilegio che proverò a raccontare su questa pagina nei prossimi mesi. Stay tuned.

In bocca al lupo a Sabrina per la sua avventura!
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La gioia più grande per chi ha già pedalato tanto come te Umbe…e mi ci metto anch’io 😉 ..è vedere lo “shining” negli occhi dei nuovi “dannati del pedale”…
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