Oggi voglio condividere pubblicamente una esperienza positiva che mi è capitata di recente. Nei giorni scorsi avrei dovuto prendere un aereo alle 8.00 da Bergamo. Abitando appena fuori Milano, avevo pianificato di raggiungere l’aeroporto in macchina, in quanto da casa i mezzi che mi collegano ad Orio al Serio non sono propriamente comodi, specialmente di mattina presto. La sfiga, tuttavia, si è messa di mezzo e il pomeriggio della vigilia il cambio della mia vecchia Mitsubishi Colt, compagna di mille avventure, ha deciso di bloccarsi definitivamente sulla retromarcia. Iattura infinita.
Davanti a me avevo solamente due opzioni: fare una levataccia e prendere i mezzi pubblici o tentare un’operazione circense, guidando all’indietro per tutti i 60 chilometri che mi separano dall’aeroporto. Devo ammettere che ero decisamente preso dallo sconforto. Poi, dopo un bicchiere di vino, mi è venuta l’idea: “ci vado in bici. Sarà comunque una levataccia, ma almeno mi diverto… e poi, facendo un calcolo spannometrico, dovrei metterci giusto mezz’ora in più che con i mezzi”.
Con il passare dell’effetto inebriante del Vermentino, i dubbi e le perplessità hanno iniziato ad addensarsi inesorabilmente nella mia testa. La partenza alle 5 con il buio, il rischio di forare o di avere qualche inconveniente meccanico che mi facesse perdere tempo, le strade trafficate del mattino. Ma soprattutto, quello che mi preoccupava maggiormente era la sicurezza della bici, che sarebbe rimasta due giorni ferma davanti al terminal bergamasco.
Passai la notte insonne, continuando a pensare e ripensare se fosse davvero il caso di arrischiarmi così tanto. Poi guardando su internet, mi sono fatto forza. Dalle ricerche su Google, infatti, mi è apparso che la società che gestisce l’aeroporto di Bergamo è stata recentemente insignita dalla FIAB con il premio Azienda Bike friendly. Eppure, nonostante la notizia confortante, rimanevo molto scettico. Non capivo bene nel concreto quali specifiche azioni fossero state intraprese per rendere lo scalo bergamasco a misura di bici. Sarà stato lo stato di dormiveglia o la voglia di aggrapparmi a qualsiasi speranza, ma alla fine mi sono convinto e ho deciso di provarci.
Alle 5.00 della mattina, con l’alba ancora lontana dal suo compimento, ho caricato lo zaino sulle spalle e sono sceso in strada in direzione Orio Al Serio. Le gambe spingevano forte sui pedali e la testa continuava a chiedersi: dove lascerò la bicicletta? Sensazioni negative amplificate, appena pochi chilometri più avanti, quando attraversando la ciclabile della Martesana, una nutria mi si è parata davanti e per schivarla quasi finivo nell’acqua gelida del Naviglio.
Nonostante questi presagi negativi, dopo due ore abbondanti di strada, sono giunto nei pressi dello scalo Bergamasco, dove sono stato accolto da una serie di piacevoli soprese. Una ciclabile nuova di zecca mi ha condotto fin dentro il perimetro aeroportuale, facendomi evitare di percorrere i tipici stradoni che contraddistinguono l’accesso a qualsiasi aeroporto del mondo. Inoltre, mentre mi aggiravo lungo i bordi dell’edificio cercando il posto migliore per parcheggiare la bicicletta, un’immagine decisamente nordeuropea ha colto la mia attenzione. Davanti alle partenze, infatti, sono poste due ampie rastrelliere dotate di telecamere di videosorveglianza. All’interno di esse si ammassano decine di biciclette di ogni tipo. Un tripudio di forme e colori che mi ha messo subito di buon umore. Se in un aeroporto, il luogo meno sostenibile per antonomasia, è possibile trovare una quarantina di biciclette parcheggiate, allora significa che anche in Italia qualcosa sta iniziando a cambiare.
Ho, allora, parcheggiato la bicicletta e sono entrato sorridente all’interno dell’aeroporto. Una veloce tappa in bagno per cambiarmi e sono corso agli imbarchi. Ero stanco e assonnato ma indubbiamente felice per aver dato fiducia alle mie sensazioni e per essere giunto in quel luogo interamente con la propulsione delle mie gambe. Sensazioni tutte confermate al rientro in Italia, quando, uscendo dal terminal ho potuto ritrovare la mia “specialissima”, intatta e pronta per ricondurmi a casa.

Articolo interessante e bello, grazie. Online ho cercato se il cycle.park ci sia anche a Malpensa (zona più “mia”) ma sembrerebbe di no. Ciao. paolo.
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pronta a riportarti a casa era pronta!
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Va bhe… ho giusto omesso il dettaglio che al ritorno pioveva e mi è venuto a prendere il mio amico Raaaaaaah… però poi ci siamo sbronzati insieme come segno di ringraziamento
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Ma il parcheggio della bicicletta è gratuito?
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Più che di parcheggio si tratta di quattro rastrelliere in area videosorvegliata… nulla di particolare (e quindi assolutamente gratuito) ma decisamente meglio che niente.
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