Vertical line

Aprile 2021. Ultimo weekend di zona rossa in Lombardia. Le restrizioni alla mobilità impediscono di uscire dal proprio comune se non per motivate ragioni oggettive o per praticare uno spot di movimento come la bici. La punta della Grigna Meridionale è proprio davanti ai miei occhi, 50 chilometri in linea d’aria dalla mia finestra. Fuori, non c’è traffico e i sentieri di montagna sono deserti.

La sveglia presto. La colazione dei campioni. Lo zaino caricato all’impossibile. Decido di portarmi dietro persino una catena da due kg che mi servirà per legare il mezzo una volta giunto ai piedi del sentiero. Pedalo, pedalo, pedalo. Appena preso il mio ritmo iniziano le dure rampe che mi portano a Pian dei Resinelli. Complice lo zaino pesante procedo regolare e piano piano arrivo alla solita panetteria, quella che generalmente raggiungo in macchina prima di iniziare le escursioni sulla Grignetta.

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I dannati del pedale

Andare in bicicletta è una passione ancestrale. Un moto perpetuo che ti spinge a sfidare tutti i tuoi limiti. Una vera e propria dannazione.

“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. Questo dovrebbero affiggere per legge davanti a tutti i negozi di bicilette.

Quado ti approcci al ciclismo non hai idea della spirale nella quale stai per entrare. La prima uscita ti sembrerà, addirittura, una vera e propria tortura. Il respiro sempre più affannato, le gambe che bruciano, dolori in tutto il corpo. Per i più sfortunati, parestesia ai piedi o alle mani.

La sintesi perfetta di questo disagio l’ha espressa Martina, un’amica dallo spiccato spirito d’osservazione. “Come sto? Praticamente come dopo un’epidurale!”

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