999 Tuscany: quello che conta è ciò che ti resta dentro

Qui di seguito un piccolo contributo che ho scritto per il Randagio, il magazine che racconta il mondo delle Randonnée.

Ci sarebbero moltissime cose da dire sulla 999 Tuscany Grand Rando, la randonnée italiana più impegnativa di questa stagione, partita lo scorso 4 giugno dal Parco di San Rossore, alle porte di Pisa. Un tracciato da 1200 chilometri e 15.300 metri di dislivello, disegnato attraverso tutta la Toscana: dalle Crete Senesi alla costa, tra colline, borghi e infiniti saliscendi — spesso in doppia cifra. Una vera impresa a pedali, non solo per gli oltre 200 randonneur che sono riusciti a portarla a termine entro il tempo massimo di 95 ore e 12 minuti, ma anche – e forse soprattutto – per tutti quelli che, come il sottoscritto, pur senza successo, hanno voluto esserci e far parte di questa storia collettiva.

Continua a leggere 999 Tuscany: quello che conta è ciò che ti resta dentro

Le 10 cose che ho imparato dal mio ritiro alla 999 Tuscany

Vuoi per mero caso, vuoi per totale incoscienza, la 999 Tuscany Grand Rando – una randonnée di 1200 chilometri con oltre 15000 metri di dislivello – è diventata il mio obiettivo ciclistico stagionale. Un po’ come un moderno Icaro che prova ad avvicinarsi al Sole, infatti, dopo un’intervista per Cicloweb a Luca Bonechi, patron della manifestazione e grande narratore, avevo deciso che anche io avrei dovuto essere tra gli oltre 300 partenti che il 4 giugno si sarebbero radunati presso il parco di San Rossore. Inutile ribadire che la similitudine con il giovane esploratore greco ha trovato il suo pieno compimento nel mio inevitabile fallimento. Per esorcizzare questa performance negativa, ma anche per trarne una lezione per il futuro, quindi, ho deciso di mettere nero su bianco le 10 lezioni che ho potuto trarre da questa troppo breve avventura in terra toscana, durata meno di 400 chilometri.

Gli obiettivi stagionali non vanno scelti dopo aver bevuto diversi bicchieri di vino

Come per lo shopping online, l’entusiasmo serale, alimentato da un paio di calici di vino e dalla bellezza dei racconti di Luca Bonechi, può portare a decisioni impulsive che la sobrietà del giorno dopo ridimensiona in fretta. La 999 Tuscany è stupenda, un’avventura a pedali a 360 gradi, organizzata con grande attenzione e con un percorso che si snoda su un territorio emozionante, ma è anche una delle randonnée più impegnative d’Italia. Un obiettivo ciclistico stagionale di questa portata va scelto con raziocinio, tenendo conto di cosa si riuscirà realmente a fare per prepararlo e cercando dentro di sé quelle motivazioni profonde che non siano meramente paesaggistiche. E da questo punto di vista, occorre sfatare un mito: se mancano le motivazioni, o non si è valutato correttamente il tempo a disposizione per allenarsi, gettare il cuore oltre l’ostacolo non basta. Non ti porterà automaticamente a fare di tutto per arrivare veramente preparati. A volte, semplicemente, non basta volerlo.

Continua a leggere Le 10 cose che ho imparato dal mio ritiro alla 999 Tuscany

Milano Genova Milano 2025: la bellezza di pedalare in compagnia

Su questo blog tante volte ci siamo occupati di raccontare la bellezza del pedalare, la passione per la fatica estrema e per le imprese fuori dal comune. In misura minore, ma con una certa costanza, ci siamo soffermati sulla bellezza dei paesaggi e sull’anima dei luoghi attraversati durante le nostre scampagnate su due ruote. Ma c’è una terza componente a cui abbiamo dato poco peso e che rende la bicicletta un mezzo meraviglioso: la compagnia di chi ci circonda.

Un concetto ben espresso dal motto “You’ll never ride alone” evidenziato sulle divise de La Popolare Ciclistica, la mia nuova casa da ormai due anni. Ed è su questi temi che Luca Gubellini ha voluto esordire nel mondo dei Dannati del Pedale, raccontandoci la nostra Milano Genova Milano 2025, un evento organizzato da Roberto Moscatelli – l’uomo che ha vissuto due volte – per celebrare l’undicesimo anniversario della sua seconda vita. Un racconto che ospitiamo su queste pagine con grande gioia, interamente centrato sulle persone e ricco di ironia. Un racconto certamente vero… ma al 90%, come le mitiche storie di Dino Zandegù.

Di Luca Gubellini

Innanzitutto grazie Roberto per questo bellissimo viaggio, per me si è trattato anche della prima volta che sono tornato in bici e devo dire che a posteriori mi dispiace non averci provato in precedenza! Credendo di fare cosa gradita, ho provato a raccontare un po’ del nostro viaggio attraverso l’esperienza di ognuno di noi, ho cercato di farlo in maniera scherzosa ed ironica, prendendo cose/fatti realmente accaduti, ricamandoci un po’ sopra e mettendoci anche un pizzico di fantasia. Credo sia un modo simpatico per ricordarci di questa fantastica esperienza e farci qualche risata, ma se qualcuno preferisse non essere citato, il prossimo anno ne terrò conto e mi asterrò. Grazie a tutti per la splendida compagnia e buona lettura!

Continua a leggere Milano Genova Milano 2025: la bellezza di pedalare in compagnia

Le 10 lezioni che ho imparato pedalando tra Fiandre, Ardenne e Roubaix.

Sono appena tornato da una vacanza in bicicletta di otto giorni tra le pianure sconfinate e le strade in pavé che contraddistinguono la Francia settentrionale, le dune sabbiose su cui si staglia il Mare del Nord, le pietre e i muri delle Fiandre, i castelli e le infinite coté che caratterizzano la zona delle Ardenne.

L’idea da cui è originata questa vacanza è stata quella di pedalare sui percorsi di tre classiche Monumento che caratterizzano il calendario ciclistico professionistico internazionale: la Parigi Roubaix, il Giro delle Fiandre, la Liegi Bastogne Liegi, con una piccola deviazione sul muro di Huy, perché, pur non essendo parte della classicissima delle Ardenne, è pur sempre un passaggio iconico e imprescindibile.

Sono partito dall’aeroporto di Bergamo all’alba di sabato 15 giugno con destinazione Charleroi. Tre le mete da raggiungere in bikepacking con il supporto all’occorrenza del treno – Valenciennes, Oudenaarde e Liegi – dalle quali sarei ripartito il giorno successivo per affrontare in modalità più leggera i percorsi che caratterizzano le tre Monumento sopracitate. Oltre a questo, mi sono concesso una piccola deviazione sulla costa fiamminga e un passaggio a Bruxelles per incontrare Francesco, un caro amico dell’università, che ha voluto omaggiarmi con una bonus ride serale sulle colline attorno alla capitale belga. Per chi fosse interessato ad approfondire o stesse pensando di replicare un’analoga esperienza, le tracce GPX sono disponibili su STRAVA o su richiesta via Social.

È stata una “Campagna del Nord” sicuramente molto intensa. Un’avventura su due ruote che mi ha visto pedalare su muri al 18% e su ogni tipo di superfice – pavé, ciottolato fine, lastroni di cemento, asfalto, sterrato e persino qualche tratto sulla sabbia – e che mi ha fatto scoprire un territorio davvero diversificato, spesso sperduto e sicuramente molto affascinate. Una vacanza caratterizzata dallo scorrere della birra, ma anche un’esperienza ciclistica che potrei definire “della maturità” in quanto, come non mai, ho dovuto far ricorso a tanta pazienza e una certa dose di flessibilità per riuscire a superare condizioni meteorologiche a tratti molto difficili e risolvere diversi inconvenienti tecnici.

Ed è proprio per questo motivo che al posto del classico racconto di viaggio ho deciso di mettere in fila i pensieri e astrarre le 10 lezioni che ho imparato in questi intensissimi otto giorni in bicicletta.

Continua a leggere Le 10 lezioni che ho imparato pedalando tra Fiandre, Ardenne e Roubaix.

MIRANDO 2024: la prima randonée di Sabrina

Vi avevo già parlato di Sabrina Raimondo, della sua ambizione e del suo progetto Road to qualcosa… Oggi, però, con questo suo pezzo che pubblico con grandissima emozione, Sabrina ha deciso di entrare a pieno titolo nel mondo dei Dannati del Pedale: quella specifica categoria di persone che non solo non riescono a fare a meno della loro dose quotidiana di ciclismo, ma che ne sono talmente coinvolte, tanto da aver bisogno di scrivere e mettere su carta le proprie emozioni. Buona lettura e in bocca al lupo per il suo Road to Qualcosa…

Qualche settimana fa ricevo una mail sul mio smartphone, oggetto: MIRANDO MILANO… Così la mia mente non ha potuto far altro che tornare indietro di un anno, quando ho partecipato alla mia prima Randonée e a tutto il mio percorso per poterci arrivare.

Continua a leggere MIRANDO 2024: la prima randonée di Sabrina

Per tutti quei chilometri che ho fatto per te

La Passione per la bici non è solo sfide interiori, grandi pedalate e paesaggi mozzafiato. Delle volte si tratta semplicemente di cogliere l’attimo e sfruttare il pretesto giusto per scendere dal divano. Basta una bella giornata di sole, una trasferta della squadra della tua città a soli 40 chilometri da casa e tanta voglia di ritornare a solcare l’asfalto in sella alla tua specialissima.

Le gambe non sono delle migliori – sei fermo ormai da due mesi – e gli infiniti rettilinei della pianura lodigiana farebbero cadere nelle braccia di Morfeo anche il più strenuo degli insonni. Eppure, mentre pedali in mezzo al nulla, nel tedio della provincia, tra capannoni abbandonati e campi sterminati, sai che non c’è altro luogo al mondo in cui vorresti essere in questo momento. Allora testa bassa, sorriso stampato sulla faccia, e giù a menare nonostante il mal di gambe e il leggero vento contrario che ti fa sentire ancora più goffo di quanto ti saresti immaginato prima di partire.

Giungi alla meta con un po’ di anticipo e cerchi subito un posto dove mangiare. Dopo quaranta chilometri lo stomaco reclama il suo meritato panino. Individui il baretto giusto, ma ti accorgi che al suo interno si stanno radunando decine di tifosi della squadra locale. È del tutto evidente che vestito da bici nessuno sospetterebbe che sei li per la partita, eppure, vieni travolto da un ingiustificato timore che ti induce a spostarti rapidamente altrove.

Continua a leggere Per tutti quei chilometri che ho fatto per te

In una bottega ciclistica ad agosto

C’è una ragione per cui questo blog è rimasto inattivo per così tante settimane. Negli ultimi mesi, infatti, sono stato travolto da una vera e propria crisi di mezza età che, come una forza creatrice, mi ha spinto ad assecondare le mie passioni e lascarmi indietro l’insicurezza e il senso di inadeguatezza tipico di chi deve iniziare da zero nuovi percorsi. Una voglia di coltivare la mia Dannazione a pedali, che in pochi mesi mi ha portato a intraprendere un’attività di guida cicloturistica, a collaborare con il portale Cicloweb e a lavorare nei ritagli di tempo in un negozio di biciclette. Tour leader, venditore di biciclette, apprendista meccanico, giornalista alle prime armi. Perché fare male una cosa sola quando puoi farlo su più fronti?

Un insieme di “Mestieri” diversi e tutti ancora da imparare, grazie ai quali ho potuto vivere la bicicletta a 360 gradi e osservare il popolo delle due ruote da una prospettiva per me inedita e decisamente privilegiata: dietro il bancone di un piccolo negozio di biciclette in riva al Naviglio Grande di Milano, dal quale ho potuto scoprire un mondo del tutto inatteso.

Continua a leggere In una bottega ciclistica ad agosto

Fate attenzione: le randonnée possono creare dipendenza

Le randonnée, al pari dei farmaci più potenti, dovrebbero prevedere l’obbligo di prescrizione medica. Troppo alto il rischio di caderne in dipendenza. Una volta imboccato il tunnel delle randonnée, infatti, sarà difficile tornare alla vita di prima.

Perché le randonnée sono il palcoscenico perfetto per fuggire dalla frenesia della vita di città. Si pedala per ore e ore in mezzo alla natura, quasi sempre su strade secondarie, lontano dal traffico e dalle noie del quotidiano.

Le randonnée sono l’espressione più alta del concetto di Libertà. Non discriminano per tipologia di bici e per tipo di approccio scelto. Ognuno può optare per ciò che lo fa stare meglio. Si può pedalare spingendo a tutta o si può giocare con il tempo massimo per godersi a pieno il panorama circostante.

Continua a leggere Fate attenzione: le randonnée possono creare dipendenza

Ad Oropa Marco Pantani era vivo

Come scrive Giacomo Pellizzari – scusate se mi tocca citarlo nuovamente, ma in questa occasione è d’obbligo – certi luoghi trattengono l’anima di chi non c’è più. Eppure, nonostante fossi convinto che si trattasse di un’espressione meramente retorica, devo totalmente ricredermi: ieri (5 maggio 2024 ndr) ad Oropa lo spirito di Marco Pantani era ovunque. Lo si poteva sentire nitidamente.

La sua presenza si irradiava dalla curva dei pirati, posta ai meno 3 chilometri dalla vetta, per diffondersi in tutta la vallata. Pedalava insieme a noi. Si poteva chiaramente sentire il suo respiro tra gli alberi, mentre la sua voce inconfondibile ti gridava di accelerare e alzarti sui pedali, per “abbreviare l’agonia”.

Era nelle scritte sull’asfalto, nelle divise e nei cappellini dei tifosi. Era insito nel monumento che ci ricorda il famoso salto di catena, in compagnia dello spirito di un altro grande del passato – Adriano De Zan – la cui voce è legata indissolubilmente alla sua memoria.

Continua a leggere Ad Oropa Marco Pantani era vivo

Quel labile confine tra audacia e follia

Sarà che il 5 maggio si correrà la granfondo BGY Airport – la corsa ciclistica amatoriale tra le valli bergamasche, che nel cuore di tutti gli appassionati resterà per sempre “la Gimondi”. Sarà il clima rigido, decisamente fuori stagione, di queste settimane. Ma nella mia mente continua ad affiorare il ricordo di quella folle edizione del 2019, l’ultima con ancora in vita il campione gentile di Sedrina, anch’essa disputata il 5 maggio, quando una bufera di neve travolse la corsa e decine di cicloamatori furono soccorsi per un principio di assideramento. Chi di voi se la ricorda?

Occorre premettere che, nella vita come nello sport, il confine tra audacia e follia è decisamente labile e soggettivo. Penso a quei due simpaticissimi ragazzi che abbiamo conosciuto qualche sera fa in un locale danzereccio alla periferia di Milano. Era quasi l’una e loro – non lo direste mai – stavano rientrando piuttosto “alterarti” da un incontro di filosofia organizzato in un teatro del centro. Sostenevano di aver passato la serata a formulare domande talmente pungenti da aver smontato l’impianto teorico e aver messo in imbarazzo lo speaker del convegno, un noto filosofo di fama internazionale. Chissà se questo racconto non sia il prodotto di quella lucida follia alimentata dalla “polvere bianca” o se in quel teatro milanese, in un’anonima serata di aprile, si sia davvero consumata un’audace tenzone a colpi di argomentazioni filosofiche?

Audacia e follia, due mondi troppo spesso interrelati, che mai come nel ciclismo tendono a fondersi in una cosa sola. Se, infatti, ognuno di noi – chi in maniera più esplicita e chi senza rendersene effettivamente conto – anela a superare continuamente i propri limiti, a spingersi centimetro dopo centimetro sempre più avanti, dove finisce il concetto di intraprendenza e inizia quello di incoscienza? Allo stesso modo, in un contesto in cui ciascuno ha capacità genetiche, abilità tecniche, livelli di preparazione e disposizioni mentali differenti, quello che per qualcuno può essere considerato follia è realmente ascrivibile per tutti allo stesso modo? Domande che forse potremmo definire pseudo-metafisiche, un po’ come quelle poste dai due improvvisati filosofi della notte, ma che mai come nell’edizione del 2019 della Granfondo Gimondi hanno assunto un significato profondo.

Continua a leggere Quel labile confine tra audacia e follia