Viaggiare in bicicletta è una delle massime espressioni di libertà personale. Il cicloviaggiatore passa le giornate in mezzo alla natura, abbastanza veloce da poter cogliere il mutare rapido del paesaggio, ma al contempo sufficientemente lento da apprezzare a pieno gli scorci che si susseguono dinnanzi ai suoi occhi.
Il cicloviaggiatore pedala e si lascia alle spalle le preoccupazioni della società moderna, ricca di frenesie e ansie per ritornare a quello stato primordiale in cui prevalgono i suoi bisogni essenziali. “Dove andrò a dormire? Cosa mangerò? Troverò da bere? Che strada devo fare? Con chi potrò comunicare?” Una fuga dall’uomo oeconomicus verso quei valori di base che caratterizzato l’essenza stessa dell’essere umano.
In sella alla sua bicicletta, il cicloviaggiatore ha la possibilità di vivere il territorio in maniera privilegiata, attivando tutti e cinque i sensi. Oltre alla vista mozzafiato, infatti, ha la possibilità di cogliere le intense note aromatiche della macchia mediterranea. Riesce a percepire il sapore della salsedine che si accumula nell’aria o della polvere che si eleva dagli sterrati. Sente sulla sua faccia il vento gelido dei monti e la pioggia battente che lo coglie di sorpresa lungo il percorso. Ha la possibilità di ascoltare il suono dell’oceano o la babele di idiomi che in tutto il suo viaggio non mancheranno di fargli sentire il proprio sostegno.
Il cicloviaggiatore si risveglia quotidianamente in mezzo alla natura, pronto a ripartire verso nuove tappe: traguardi parziali che compongono una grande avventura, fatta di emozioni intense, fatica, grandi risate, paura di non farcela. Ogni mattina, al sorgere del sole, il cicloviaggiatore smonta la sua tenda e ripone minuziosamente le sue cose nelle borse gestendo maniacalmente il poco spazio a disposizione. La sua bicicletta è una vera e propria casa viaggiante su due ruote, efficientemente accessoriata, alimentata solo dalla forza delle sue gambe e dalla sua voglia di spingersi verso quell’orizzonte che appare sempre così lontano.
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